Folgaria, Lavarone, Luserna, esempi positivi di Comunità
Ma il dibattito sugli assetti futuri del Trentino ed i rapporti tra enti (Provincia, Comunità, Comuni) rimane sempre aperto.Se domenica 29 aprile (urne aperte dalle 7 alle 22) vincesse il sì, si tornerebbe ai Comprensori?
«No – specifica Cristina Donei, la procuradora della Valle di Fassa – le gestioni associate ritornerebbero in capo ai Comuni, alcune competenze tornerebbero ai Comuni ed altre alla Provincia». Al di là dell’aspetto burocratico ed amministrativo Donei insiste sul fatto che «la Comunità voglia dire anche cuore, emozioni, senso di identità».
Il rapporto tra Comuni e Comunità però non sembra spesso dei migliori…
«C’è un sistema radicato da molto tempo – risponde Rech – quindi per la Comunità è difficile inserirsi in un contesto di equilibri già stabiliti. Vero, non c’è stata perfetta sincronia tra Comuni e Comunità. La Comunità vive quando capisce dell’importanza dell’autonomia che ha».
In Alto Adige però ci sono la metà dei Comuni e gli enti intermedi (Bezirkgemeinschaften) sono molto più leggeri…
«In Alto Adige – spiega Michele Ciech, primo presidente della Comunità degli Altipiani Cimbri – si dice che l’unica riforma positiva del fascismo sia stato proprio l’accorpamento dei Comuni, che è rimasto. Da noi il dibattito va avanti dagli anni Ottanta, da quando si considera la Provincia come detentrice di grandi poteri, mentre i Comuni hanno poteri molto inferiori. Adesso dai territori ripartiamo. C’è da dire comunque che l’88% dei Comuni trentini ha meno di 3mila abitanti».
Le giovani generazioni possono aiutare a superare l’idea dei confini che hanno le generazioni più mature?
«Il fattore età – spiega Rech – credo incida molto poco. I giovani sono il nostro futuro in termine di sviluppo, soprattutto nella Comunità degli Altipiani, che è quella del Trentino ad avere la maggiore percentuale di anziani. La Comunità può essere un compromesso importante per risparmiare risorse. La pianificazione può mettere assieme sociale e sviluppo». Anche Donei è convinta che «se ci fosse stata una pianificazione comune e territoriale in passato, oggi non avremmo in val di Fassa il problema dei posti letto non occupati (Fassa ha 10mila abitanti e 60mila posti letto dei quali per i due terzi seconde case). Fassa è la comunità più giovane in termini di età ed il livello di scolarizzazione è aumentato. Con il progetto «Legami» cerchiamo di far ritornare chi ha studiato fuori».
Per gli organi politici le Comunità costano un po’ di più dei precedenti Comprensori, ma riescono a ottimizzare le spese?
«Noi abbiamo saputo risparmiare 40mila euro – spiega Rech – in una Comunità da 4500 abitanti. Come ente pubblico dobbiamo cercare di pesare il meno possibile, conta molto il «fare comunità», il mix tra pubblico e privato. In questo anno e mezzo abbiamo sperimentato scelte difficili, valorizzando ad esempio istituzioni locali come l’Apsp (casa di riposo)».
Ciech sottolinea che per arrivare ad un risparmio di spesa «necessariamente c’è da passare per una riforma della pubblica amministrazione. Va bene anche la riduzione dei costi della politica, ma ci sono anche degli eccessi dati dalla regolamentazione eccessiva, da norme sempre più arzigogolate».
Il personale tecnico ed amministrativo degli enti locali è disposto ad affrontare questo passaggio, magari vincendo anche prassi ed abitudini pluridecennali?
«C’è Internet – afferma Donei – si può lavorare in altro modo anche senza spostarsi. Dobbiamo cercare di far capire il cambiamento, motivare chi lavora negli enti locali perchè ci credano veramente, investire sulla formazione. Dal primo gennaio 2013 gestiremo in forma associata acqua, rifiuti, appalti, acquisti, tecnologie informatiche. La riduzione delle spese arriva dall’ottimizzazione del personale».
Dal pubblico interviene Ivan Pergher, dell’Unione sportiva Altipiani. «Siamo degli anticipatori, dal 1982 l’altopiano per noi è una zona unica. La val di Fassa ha già una sua identità, spero che un giorno arriveremo anche noi al loro livello. Credo servirà molto in questo passaggio avere una scuola in comune».
Un assist per Sandra Sandri, dirigente dell’Istituto comprensivo. «Siamo stati uno dei primi istituti comprensivi, 15 anni fa. Il nostro obiettivo è quello di un’offerta formativa omogenea». Quindi Stefania Schir, referente tecnica del Piano giovani degli Altipiani Cimbri, ha sottolineato come in un anno siano riusciti a creare un bel gruppo di lavoro ed a proporre progetti interessanti per i ragazzi, che vanno al di là di festa e divertimento.
Aldo Marzari, ex sindaco di Lavarone, ha fiducia nella Comunità: «lasciamola crescere, dobbiamo vederla all’opera». Donei aggiunge che «dal 2006, anno di entrata in vigore della nuova legge di istituzione delle Comunità, nessuno ha detto niente. Oggi c’è un attacco ai partiti di maggioranza provinciale».
Quindi gli interventi di Alessandro Marchesi, vicesindaco di Lavarone e di Luca Nicolussi Paolaz, sindaco di Luserna. Che dopo un intermezzo in cimbro e l’auspicio di vedere degli uffici della Comunità nei quali si parli solo cimbro, ha risposto alla domanda: ma i sindaci di Folgaria, Lavarone, Luserna sono disposti a cedere potere/sovranità alla Comunità?
«Non sento la frenesia di vedere dei risultati della Comunità – spiega – penso che si potrà migliorare la qualità della vita, sarà un ente pubblico diverso dagli altri».
Tocca quindi a Maurizio Toller, primo cittadino di Folgaria. «Nel tempo si cercherà di eliminare i campanili. Il Fondo unico territoriale è stato dedicato interamente alla rete idrica. Per gli acquedotti ogni anno spendiamo più di un milione di euro solo per le spese di energia elettrica in termini di pompaggio». Toller ha quindi chiesto alla Provincia più personale «visto che da luglio 2011, dopo tre pensionamenti, non abbiamo potuto effettuare nuove assunzioni». Sull’accorpamento di 5mila comuni italiani, Toller sostiene che «basterebbe avere 26 senatori in meno per ottenere lo stesso risparmio di spesa».
Ad onor del vero però, mentre nel resto d’Italia i consigli e le giunte comunali stanno dimagrendo, in Trentino permangono situazioni abbastanza paradossali, come quelle di Aldeno (3mila abitanti), Cimone (600), Garniga (300), tre comuni che hanno 15 consiglieri comunali e 5 tra assessori e sindaco in giunta. Numeri che sottolineano la necessità di una riorganizzazione/riparametrazione. Al di là delle prese di posizione ideologico/partitiche è quindi necessario ridiscuterne a livello trentino, senza preclusioni o visioni ottocentesche.
La serata termina con un invito al non voto da parte di Alberto Rella, presidente di Trentino Riscossioni (ostrega, entro il 30 aprile devo anca pagar el bol dela machina, ndr). «Le unioni di comuni che non hanno compiti di urbanistica non portano a ragionare assieme. Questo è un referendum sbagliato, non bisogna andare a votare».